CHE COSA È IL NATALE?
«Davanti a una simile domanda non so se vergognarmi o ridere. Così, a primo impulso, c’è proprio da domandarsi cos’è il Natale; e se perfino noi cristiani sappiamo cosa sia veramente il Natale. Soprattutto, cosa abbia a che fare con il vero Natale di Cristo questo nostro modo di celebrarlo: in queste città impazzite per commerci e traffici; e scialo di luminarie, e ostentazioni di ricchezze, eccetera, c’è da domandarci sul serio cosa significhi per noi Natale: se si può ancora pensare che da noi Cristo continui realmente a nascere, a prendere corpo in una società come la nostra.»
PERTANTO COME È DA ACCOGLIERE IL NATALE DI QUEST’ANNO?
«E però al di là del dubbio e del contrasto, al di là del sospetto che siamo davvero su vie sbagliate, al di là di ogni mercato, sopravviva almeno la nostalgia che la vita è un dono. Perché questo è il significato profondo del Natale: il dono del Padre a questi figli disperati e soli che siamo noi; il dono di un figlio e di un fratello che ci salvi dalla disperazione e dalla solitudine. E che ritorni ad apparire qualche segno di maggiore umanità nei nostri rapporti, in queste nostre città sempre più ‘senza Dio’. (Non dico atee, dico ‘senza Dio’ che è molto diverso: se non altro per quel tanto di drammatico che c’è solitamente nell’ateo; invece ‘senza Dio’ dice soprattutto indifferenza, noncuranza, on-pensiero, quando non dica addirittura cinismo). Ho la speranza che sia sempre un nuovo Natale: che finalmente la Parola prenda carne, e cioè si realizzi nella vita quotidiana, in questo mio divenire tumultuoso e caotico, e mi salvi da una esistenza insensata e banale. Perché Natale o è incarnazione del verbo di Dio nella nostra realtà individuale e storica, o non è Natale. Naturalmente concedendo quanto di dovere alla nostra miseria: pronti a comprendere, certo, ma non a desistere di fronte alla pazienza di Dio che tuttavia viene, che non cessa di venire…».
GESÙ È PERENNEMENTE CONTEMPORANEO DELL’UOMO?
«È a questa attualizzazione e contemporaneità di Dio nella storia dell’uomo che siamo chiamati, se non altro per aprirci, comunque a rispondere. Perché è certo che egli viene, ma dove e in chi viene? Certo che viene per tutti, ma non è detto che tutti lo incontrino. Il Natale di Cristo sia annunciato dalla stessa Madre con il suo ‘Magnificat’, il quale è un canto al vero ‘Infinito’ e segna la vera rivoluzione nella storia: il canto che io chiamo dei ‘dieci verbi’, a indicare l’irrompere di Dio nel mondo».
QUALI SONO I DIECI VERBI?
«Dio che ha guardato all’umiltà della sua serva; che ha fatto grandi cose in lei, l’Onnipotente; e poi ha spiegato la potenza del suo braccio; e ha disperso perfino i pensieri dei superbi; ha rovesciato i potenti dai troni; ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati; ha rimandato a mani vuote i ricchi; ha soccorso Israele suo servo; si è ricordato della sua misericordia! Dieci verbi, dieci imprese: il poema della madre che già lo porta in seno. Per dire che colui che concepisce Cristo non può non mettersi a cantare; e celebrare davanti al mondo cosa significhi la sua venuta. Che se non significa questo, vuol dire che non è venuto, che ancora non ha preso carne. Ed è inutile perfino che gli angeli si mettano a cantare…».
(Da un’intervista a p. Davide Maria Turoldo nel 2015)